Barocco Festival Leonardo Leo, a Brindisi il virtuosissimo violino di Stefano Montanari
La XXVI edizione del “Barocco Festival Leonardo Leo” prosegue mercoledì 6 settembre, alle ore 21, nella Basilica Cattedrale a Brindisi con il concerto “Corelli, Bach e Vivaldi. L’arte e il virtuosismo violinistico del XVIII secolo”. Ospite Stefano Montanari, tra i più autorevoli e innovativi interpreti italiani di musica antica dell’ultima generazione, accompagnato al cembalo da Cosimo Prontera, con un programma dedicato a tre grandi musicisti dell’età barocca: Johann Sebastian Bach, Corelli e Vivaldi. Unica tappa al Sud per il violinista tra i più esperti conoscitori della musica del Seicento e del Settecento, che tuttavia non disdegna Pink Floyd e motori, dal prossimo
gennaio direttore stabile dell’orchestra del Teatro Petruzzelli di Bari. Quando un solista d’eccezione come Stefano Montanari – trascendentale virtuoso del violino barocco – incontra la passione e la tecnica di Cosimo Prontera, il risultato non può che suonare per raffinati uditori. A differenza dei due protagonisti della serata, Bach e Vivaldi non si conobbero mai personalmente. Eppure la musica del “Prete Rosso” influenzò profondamente il giovane Johann Sebastian che, negli anni 1713 e 1714, lavorava alle dipendenze del Principe di Weimar. Fu proprio presso la corte di Weimar che Bach ebbe modo di studiare e apprezzare la musica vivaldiana creando capolavori che resero omaggio alla musica italiana tanto di moda nella Germania dell’epoca. Per il concerto si applica la formula del “biglietto rovesciato”. Il ticket si paga alla fine: l’importo è discrezionale con un minimo di 3 euro – Info T. 347 060 4118.
“O Fortuna, velut luna statu variabilis”, ossia: “O Sorte, come la luna tu sei variabile”. Cosa favorì il recupero storico di giganti della musica come Bach e Vivaldi? Due tra i più grandi musicisti di sempre che, a seguito della morte, hanno conosciuto, insieme alla propria musica, il secolare oblio, la totale dimenticanza da parte di pubblico e critica. Nel mese di luglio del 1741, Vivaldi moriva nella più totale miseria e affetto da una violenta infezione. Il corpo veniva gettato in una squallida fossa comune, stessa sorte che esattamente mezzo secolo più tardi toccava a Wolfgang Amadeus Mozart. A differenza di Mozart, la cui fama, senza interruzione alcuna, crescerà post mortem in misura esponenziale, la musica e il genio di Vivaldi, eccezion fatta per un lieve strascico negli ambienti musicali francese
e tedesco, conosceranno quasi due secoli di totale oblio.
Pochissime esecuzioni, nessun onore per l’arte di un monumento in grado non solo di riformare la musica dell’epoca ma di incidere notevolmente su una larga schiera di musicisti suoi coevi, primo fra tutti Johann Sebastian Bach che, già venticinquenne, dei suoi concerti faceva numerose trascrizioni. Ebbene, bisognerà attendere il 1905 e la trattazione di Arnold Schering perché alla musica di Vivaldi si riconoscesse il ruolo centrale che tuttora detiene nella storia della musica. Secondo infatti lo stesso Schering, «nella formazione del concerto per violino Vivaldi ha un ruolo altrettanto esemplare di quello di Corelli per quanto riguarda la sonata». L’interesse per Vivaldi andrà progressivamente crescendo fino a culminare nella fondazione, nel 1947, dell’Istituto Italiano Antonio Vivaldi. Compito dell’Istituto, portato a termine nel 1972, fu quello di realizzare l’edizione completa della musica strumentale del compositore-violinista veneziano. Analoga sorte, sebbene a fronte di una vita forse più appagante da un punto di vista professionale, toccò a un altro gigante della musica barocca, Johann Sebastian Bach. Dopo la morte la sua musica dovrà attendere quasi ottant’anni per ricevere le dovute attenzioni, e questo grazie all’esecuzione, ad opera di Felix Mendelssohn Bartholdy, della “Passione secondo Matteo”. Anche Mozart, senza conoscerlo, aveva avuto modo di ascoltarlo nella stessa chiesa nella quale Bach era stato Cantor et Director Musices, San Tommaso a Lipsia, occasione a seguito della quale il wunderkind salisburghese pare affermò: «Qui c’è qualcosa da cui possiamo imparare!».
La musica di Arcangelo Corelli, permeata da una idea filosofica forte e da richiami “cartesiani”, ha dato un deciso impulso alla composizione successiva. La sua musica è uno dei punti più alti del barocco italiano: il compositore di Fusignano infatti concentrò in appena 72 composizioni tutta la ricchezza della tecnica violinistica più alta in circolazione nell’Italia del suo tempo, rimasta forse insuperata come ispirazione alla pari con Antonio Vivaldi. La “Follia” è un tema popolare tra i più celebri e più variati e amati dai compositori barocchi: l’opera consiste in una serie di variazioni sul tema, in cui si inseriscono brillanti scatti di virtuosismo del violino. Per questo è divenuta un must per i solisti del barocco, tra cui lo stesso Montanari. Le sonate per violino di Corelli segnano il culmine del suo sforzo virtuosistico, nonostante la costruzione armonica abbia tutt’altro che semplice funzione di accompagnamento. Le sonate rimasero famose ben oltre la morte del compositore, che spesso era anche esecutore unico all’epoca, e rappresentano – come ha sottolineato il critico James Mannheim – un buon esempio di ornamenti liberi, non scritti e lasciati per quanto possibile alla discrezionalità del solista.
• mercoledì 6 settembre ore 21.00
Basilica Cattedrale • Brindisi
Corelli, Bach e Vivaldi
L’arte e il virtuosismo violinistico del XVIII secolo
Stefano Montanari violino solista
Cosimo Prontera cembalo