PUGLIA: OPPORTUNITÀ PER TURISMO E IMPRESE AGRICOLE CON IL VIA ALL’OLEOTURISMO
È stato firmato dai ministri delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, e del Turismo, Massimo Garavaglia, il decreto attuativo che stabilisce le linee guida e gli indirizzi in merito ai requisiti e agli standard minimi di qualità per l’esercizio dell’attività oleoturistica. Ora il comparto olivicolo-oleario nazionale avrà nuove opportunità da cogliere, attraverso un’offerta enogastronomica ed esperienziale più professionale. Una occasione che la Puglia, terra olivicola d’eccellenza dove si produce quasi il 60 per cento dell’oro verde italiano, deve saper interpretare da protagonista.
“Sin dalla norma inserita nella Legge di Bilancio 2018, abbiamo contribuito alla stesura del decreto con un costante confronto con gli operatori – dichiara il deputato Giuseppe L’Abbate, esponente M5S in commissione Agricoltura – In Italia abbiamo una realtà capillare ma frammentata che, a volte, non riesce a garantire un adeguato reddito. Produciamo appena la metà dell’olio che consumiamo, con rilevanti esportazioni, piccoli appezzamenti e numerosi frantoi sparsi per il territorio. Se iniziamo a ragionare con politiche commerciali non più rivolte alla vendita allo scaffale ma dirette al consumatore, trascinandolo nella storia, nel gusto e nella enorme biodiversità dei nostri oli – aggiunge – potremo garantire un reddito dignitoso anche a chi magari possiede appena un ettaro. È questa la grande sfida che ci attende per valorizzare il lavoro dell’agricoltore custode del proprio territorio”.
Ora toccherà alle Regioni attivarsi per allineare le proprie normative locali alle linee guida del decreto, affinché vi sia un minimo comune denominatore in tutta Italia, riconoscibile attraverso il logo distintivo. “La norma attuativa sull’oleoturismo può servire da slancio a un settore da tempo in sofferenza – prosegue L’Abbate (M5S) – unita a nuove strategie di vendita e alle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per l’innovazione dei frantoi, potremo portare valore aggiunto distribuito sul tutto il territorio italiano vocato all’olivicoltura. Solo valorizzando i nostri prodotti d’eccellenza, infatti, potremo dare opportunità commerciali all’agroalimentare made in Italy che, altrimenti, – conclude – scontando costi maggiori è relegato a subire la concorrenza e le logiche di mercato degli altri Paesi”.