Happy Casa Brindisi, ‘Warrior’ con la benedizione di Steve Kerr: la storia di Kyran ‘Ky’ Bowman

Happy Casa Brindisi, ‘Warrior’ con la benedizione di Steve Kerr: la storia di Kyran ‘Ky’ Bowman

Dalla California del Nord, Havelock cittadina di 19 mila abitanti, al Chase Center di San Francisco casa dei Golden State Warriors da 18 mila posti a sedere. Due luoghi di una stessa regione a quasi 4 mila miglia di distanza l’una dall’altra, accomunate dal destino di Kyran ‘Ky’ Bowman, l’ultimo acquisto biancoazzurro. Nel mezzo di questa storia una sosta nel Massachusets, al Boston College, che lo consacrerà come uno dei talenti più puri ed emergenti del panorama collegiale americano.
Eppure la pallacanestro non è stata la prima scelta della sua vita sportiva. Al Liceo venne valutato come una recluta a tre stelle del football, ricevendo anche un’offerta da Alabama. L’amore per la pallacanestro tuttavia prese man mano il sopravvento, tanto da segnare il corso della sua carriera in Carolina del Nord, autore di 1.813 punti totali con 652 rimbalzi e 338 assist. Nel corso della sua vita Ky deve affrontare una tragedia personale, la perdita di suo padre, che lo porta ad avere un impedimento del linguaggio e la conseguente difficoltà ad approcciarsi con il ‘mondo dei grandi’: “So cosa vuol dire essere timido, spaventato, stare da solo, non sapere come parlare con le persone è stata una delle cose più difficili che ho dovuto affrontare crescendo perché anche lontano da casa, come al college, non sapevo nemmeno come fare domande. Mentre continuavo ad andare avanti lungo la mia strada nella vita, ho appena capito che c’è di più in questo gioco non solo nel basket, ma nel tuo stato mentale”.
Dopo aver ricevuto molte offerte sceglie di giocare al Boston College: “Una scelta impopolare ma ho seguito il mio istinto e creduto in ciò che il Signore aveva riservato per me. Non mi sbagliavo”. Al primo anno da matricola registra una media di 14,3 punti nominato nel primo quintetto All-Freshman Team nell’ACC; da junior tocca quota 19 punti di media a partita, nominato nel secondo team All-ACC; da sophomore ha una media di 17,6 punti, 6,8 rimbalzi e 4,7 assist a partita. Durante la stagione 2018/19 timbra le tre prestazioni con il punteggio più alto nell’ACC: 44 punti vs Hartford, 38 vs Wyoming e 37 vs Florida State. Impatto offensivo ma anche difensivo, come dimostrano i numeri sui rimbalzi catturati, una vera specialità della casa tanto da essere la migliore guardia NCAA in questa particolare statistica: “Sono sempre stato un marcatore ma ad alto livello bisogna trovare equilibrio. C’è un tempo per andare a canestro e uno per creare giochi per gli altri. Ho imparato a bilanciare il tabellino personale agli assist di squadra, i grandi playmaker possono fare entrambe le cose”.
Terminata l’esperienza collegiale, Ky si affaccia al mondo del draft NBA e alla possibilità di entrare a farne parte. “Onestamente pensavo di avere buone possibilità, c’erano squadre che mi chiamavano per scegliermi al secondo turno, ma in termini in cui non mi sentivo a mio agio. Tutto quello che ricordo è che alla fine del draft mi sono sentito sconfitto. I team hanno iniziato a chiamare i miei rappresentanti dicendo che mi avrebbero comunque voluto e abbiamo dovuto prendere una decisione. Sentivo che il management di Golden State mi voleva davvero, così ho accettato di unirmi a loro”.

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