“La tenuta del sistema sanitario brindisino sembra essere affidata al solo sacrificio dei lavoratori”
La tenuta del sistema sanitario brindisino sembra essere affidata al solo sacrificio dei lavoratori.
È necessario, dunque, che la Direzione Strategica attivi immediatamente di tutti gli strumenti organizzativi ed economici per migliorare le condizioni di lavoro degli Operatori Sanitari e di conseguenza migliorare la qualità dell’assistenza erogata ai cittadini.
Ciò che manca è una riflessione seria sulla professione infermieristica a partire da quelli che sono gli attuali problemi e le potenzialità che già la categoria possiede. Creare ambiti di esercizio per le competenze già in essere, questo manca.
La verità è che sulla carta nel 1999 si è stabilita ex legge la pari dignità della professione infermieristica con la professione medica ma nei fatti i medici e con essi parte del mondo politico considera la professione infermieristica ancora ausiliaria e funzionale alla professione medica. Di fatto ancora oggi tutto il sistema sanitario è funzionale alla professione medica più che ai cittadini-utenti
L’organizzazione del lavoro, che si modifica più lentamente delle leggi, deve ancora permettere agli infermieri di svolgere a pieno il loro mandato professionale. Verso quale futuro vogliamo andare se l’attuale organizzazione del lavoro non permette di svolgere quanto già l’odierna normativa ci assegna? Quale maggior autonomia e responsabilità se non riusciamo a ottenere nemmeno quelle già esistenti? Abbiamo la responsabilità delle figure di supporto ma spesso non ci sono o sono insufficienti, abbiamo la responsabilità della presa in carico dei malati ma non abbiamo dotazioni organiche adeguate, abbiamo la responsabilità della gestione del malato a domicilio ma non abbiamo le risorse umane ed economiche o la possibilità di farlo in autonomia dai medici di medicina generale, abbiamo la responsabilità delle rilevazione dei bisogni infermieristici ma siamo alle dipendenze del medico e sotto la sua gestione organizzazione.
Occorre rivedere l’organizzazione per renderla più funzionale alle esigenze dei cittadini e meno medicocentrica, per liberare i medici dagli incarichi gestionali e renderli disponibili per quelli clinici, per dare la possibilità agli infermieri di fare quanto già la normativa prevede. La questione organizzativa è la vera questione della nostra sanità.
L’infermiere di famiglia o di comunità è già realtà ma non è adottato dalle regioni nei loro piani sanitari come fulcro del sistema dell’assistenza nel territorio. Il case manager è già realtà ma stenta ad essere presente nell’organizzazione dei servizi. Gli ambulatori infermieristici e la gestione dei codici bianchi nei pronto soccorso e la velocizzazione dei percorsi diagnostico-terapeutici possono essere già realtà basta volerli e adottare i necessari provvedimenti.
Finché i servizi sanitari saranno medico-centrici e saranno funzionali ai loro interessi difficilmente si potrà intraprendere la strada della evoluzione professionale. Il freno ai cambiamenti non è mai venuto dalla nostra categoria bensì dalla categoria medica che mira a mantenere lo status quo. La sfida della valorizzazione della professione non passa attraverso l’adozione di nuove competenze ma dai cambiamenti che l’organizzazione dei servizi saprà darsi.