A San Vito dei Normanni il “Barocco Festival Leonardo Leo” celebra il genio di Alessandro Scarlatti

A San Vito dei Normanni il “Barocco Festival Leonardo Leo” celebra il genio di Alessandro Scarlatti

Il “Barocco Festival Leonardo Leo” torna a San Vito dei Normanni domenica 27 agosto alle ore 21 e incontra – nel chiostro dei Domenicani – la musica di un genio assoluto della scuola musicale napoletana del XVIII secolo. Protagonisti “I Solisti dell’Orchestra Barocca Siciliana” con un programma dal titolo “Il Siciliano”, dall’appellativo di Alessandro Scarlatti, considerato uno dei più prolifici fra i grandi compositori di ogni tempo, la cui musica racconta magistralmente lo stile italiano e napoletano, centro del mondo musicale nel Settecento. Biglietti disponibili nel luogo del concerto. Ticket euro 3 – Info T. 347 060 4118.
Al centro della serata la produzione di un gigante del periodo barocco (1660-1725), la cui influenza si è fatta sentire ovunque abbia esercitato il suo genio musicale. Dalla corte della Regina di Svezia alla maestria nella cappella vicereale e nel teatro di corte a Napoli, ai plausi e alle critiche ricevute per la sua musica “difficile” e “complicata” da Ferdinando III de’ Medici nella sua villa di Pratolino a Firenze, Scarlatti ha lasciato un’impronta indelebile. Un critico contemporaneo del “Siciliano”, il conte Francesco Maria Zambeccari, acuto indagatore dei costumi musicali e attento interprete dei gusti del pubblico, individuò per primo (1709) il principale motivo che portò alla progressiva e
inesorabile scomparsa dal repertorio della quasi totalità della sterminata opera di Alessandro Scarlatti: ”Scarlatti è un grand’uomo, e per essere così buono, riesce cattivo perché le compositioni sue sono difficilissime e cose da stanza, che in teatro non riescono, in primis chi s’intende di contrapunto le stimarà; ma in un’udienza d’un teatro di mille
persone, non ve ne sono venti che l’intendono”.
Il concerto offre un viaggio attraverso le diverse fasi della carriera e le molteplici sfaccettature della produzione musicale di Scarlatti, che ancora oggi sorprende per la qualità, la quantità e l’audacia compositiva. Inizia con un estratto da “Pompeo”, opera rappresentata al Teatro Colonna di Roma nel 1683. Il lavoro, già rifacimento di “Pompeo Magno” di Minato-Cavalli, rappresentato quasi vent’anni prima a Venezia, segna idealmente il passaggio di Scarlatti da Roma a Napoli, che era già avvenuto di fatto in autunno con “Aldimiro” e “Psiche”, rappresentate al Palazzo Reale. Il 30 gennaio 1684 “Pompeo” andò in scena con lievi modifiche presentando un cast eccezionale di artisti voluti espressamente dal compositore.
Nel decennio successivo, Scarlatti produsse opere per Napoli e Roma, ottenendo una catena di successi come “Pirro e Demetrio” del 1694, definito da Edward Joseph Dent come «forse la migliore tra le prime opere napoletane». Il lavoro fu replicato lo stesso anno al Teatro Capranica di Roma e in seguito in piazze come Milano, Livorno, Firenze,
anche in Germania e Inghilterra, seguitando fino al Settecento. In questo contesto, l’aria “La Tortorella” è stata selezionata per il concerto, un topos frequentemente utilizzato dai compositori barocchi. L’aria è tratta da una silloge manoscritta dell’epoca, destinata all’uso domestico, in cui le arie più belle e note di ogni opera sono presentate in partitura per canto, uno strumento obbligato e il basso continuo.
Accanto alla produzione operistica, Scarlatti dimostrò un notevole interesse per l’oratorio.
Nell’estratto da “Cain”, Abel appare ai genitori per offrire loro consolazione dopo l’omicidio brutale del fratello. L’aria è accompagnata dall’oboe, che suona all’unisono assieme ai violini. Le cantate di Alessandro Scarlatti, più numerose delle opere e degli oratori, presentano sfide nella datazione e collocazione. Tra queste, “Clori mia, Clori bella” spicca per la sua adattabilità alla sonorità dell’oboe.
La produzione strumentale di Scarlatti è variegata e complessa. Accanto ai “Concerti a sette parti” e alle raccolte di “Toccate per tastiera”, si trovano pezzi di grande fattura come le variazioni sulla “Follia” che, sebbene attribuite a Scarlatti, hanno suscitato dubbi tra gli studiosi riguardo alla loro effettiva paternità. Un esempio è la “Sonata per violoncello in Re minore”, seguita da altre due sonate di cui non si conosce l’occasione di composizione o il destinatario. La “Sonata in Sol maggiore” è in realtà una suite di danze brevi per uno strumento solista e basso continuo, forse composte negli anni Ottanta del Seicento.
In apertura di concerto anche un omaggio a Leonardo Leo, con una sonata per flauto e basso continuo, che può essere adattata anche all’oboe. Il programma offre nel complesso una prospettiva esclusiva sulla ricca eredità di Alessandro Scarlatti e sulla sua continua rilevanza nella musica barocca.
• Domenica 27 agosto ore 21.00
Chiostro dei Domenicani • San Vito dei Normanni
Il Siciliano. Il Cavalier Alessandro Scarlatti
Lia Battaglia soprano
I Solisti dell’Orchestra Barocca Siciliana
Fabio D’Onofrio oboe
Fabio De Leonardis violoncello
Luca Ambrosio maestro di concerto al cembalo

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