Al via a Ceglie Messapica un programma di laboratori di scrittura
Al via il 21 luglio e fino al 12 agosto nel chiostro di San Domenico a Ceglie Messapica un programma di laboratori di scrittura, a cura del prof. Cosimo Laneve. La partecipazione è gratuita previ iscrizione al programma e tesseramento annuale all’associazione Graphein.
Ha per titolo “Scrivere a Ceglie Messapica. L’avventura della parola e della conoscenza” ed è un percorso di laboratori di scrittura in programma dal 21 luglio al 12 agosto a Ceglie Messapica, nel chiostro di San Domenico. L’iniziativa, organizzata dalla società di pedagogia e didattica della scrittura Graphein con il sostegno del Comune di Ceglie Messapica, è coordinata dal prof. Cosimo Laneve, già preside della Facoltà di Scienze della Formazione e docente di Didattica Generale all’Università di Bari. La partecipazione è gratuita previ iscrizione sul sito www.scrivereaceglie.org e tesseramento annuale all’associazione Graphein (€ 50,00). Il tesseramento è gratuito per gli under 25. Info 339 20 68 723 e 333 85 78 631. Quattro appuntamenti per nove giornate di lavoro, cinque esperti coinvolti, per un programma che mette al centro le competenze di scrittura e le relative qualità linguistico-testuali, con particolare attenzione per le dimensioni della testualità e della narratività: un progetto che ha carattere trasversale grazie alla molteplicità delle esperienze dei curatori. Così, le attività si collocano nella prospettiva dell’uso della scrittura – e della rielaborazione testuale. Perché è dal susseguirsi di parole e di accenti che nascono storie e racconti. Ma come si scrive un’idea? Come la si rende appetibile ed efficace? Come nascono trame, personaggi e dialoghi? La tecnica è la costante nascosta dietro ogni cosa che ascoltiamo, guardiamo e viviamo. I laboratori metteranno in scansione i processi alla base della scrittura spronando i partecipanti a sfidare il foglio bianco, a mettersi alla prova. Al centro del percorso il recupero del valore delle parole, per una comunicazione più autentica, in modo che ogni partecipante possa accrescere la consapevolezza delle proprie capacità e dell’ambito di scrittura che meglio lo rappresenta.
«In tutti questi anni abbiamo cercato – ha detto il prof. Laneve – di spiegare le infinite risorse contenute nell’abilità umana che si chiama scrittura. Non si tratta di una scuola di scrittura creativa, non ho mai pensato di far scrivere poesie o romanzi a novelli scrittori: l’obiettivo è di tipo formativo, dunque far scoprire che esistono risorse che neppure immaginiamo nella nostra facoltà di scrittura. Ci siamo anzitutto chiesti cosa sia la scrittura, così sono nate le prime forme di incontro. La scrittura è la capacità di scrivere il proprio pensiero, i propri sentimenti, le proprie emozioni, vivere la propria vita ma anche la vita degli altri. Perché ognuno di noi ha questa meravigliosa capacità, quella non solo di indagare la propria identità ma di scoprire la vita altrui. Siamo costruttori di vite, e ciò grazie alla scrittura. I personaggi usciti dalla penna dei grandi scrittori sono vite costruite. Pensate che bellezza. Vivere attraverso la scrittura altre vite».
Costruire ed elaborare vite attraverso le parole, tessere di disegni reali ed immaginari che raccontano e ricreano. «Noi abbiamo una lingua grandissima – ha continuato il pedagogista – per poter esprimere sentimenti, pensieri, memorie, idee, concetti. Eppure la lingua non è mai sufficiente a rappresentare ogni moto dell’intelletto e dell’anima. Abbiamo bisogno di una pluralità di alfabeti, per questo ci viene in soccorso l’arte. Penso alla pittura, alle immagini, all’architettura. Ad ogni forma di espressione che integra la parola. Certo, la poesia è la capacità migliore di esprimere la profondità nascosta del nostro essere, fatto di sentimenti, di rigurgiti emotivi, di passioni. Ma non è solo una questione di patrimonio linguistico. Molto dipende dalle capacità di chi scrive, di chi rappresenta una realtà. Molto dipende dal talento. Tutti gli strumenti espressivi, insieme, potrebbero riuscire a farci dire quello che sentiamo, vogliamo o pensiamo».
Ma al di là degli strumenti esistono le qualità soggettive, per questo anche la scrittura passa dal modo personale di vedere il mondo, di sentirlo e quindi di raccontarlo attraverso le parole. Lo scrittore è un filtro che decodifica la realtà e la rende, per il tramite del suo sentire, unica. «Io lo chiamerei stile – ha spiegato il prof. Laneve -. Lo scrittore deve cercare, attraverso lo studio e la pratica, il proprio modo di scrivere. L’intento dei laboratori è proprio questo: far scrivere chi non scrive e permettere a ciascuno di trovare la propria cifra stilistica di espressione. A noi interessa di più chi non scrive, sondare universi inconosciuti e renderli esclusivi. Per me la scrittura è sempre riscrittura. Non c’è, salvo casi rarissimi, una scrittura di getto. Possono venire idee meravigliose ma soltanto la riscrittura ti porta a scrivere esattamente ciò che vuoi comunicare. Tutte le grandi opere scritte hanno avuto bisogno di tanto tempo, di gestazione, tanti panni sono stati risciacquati, tanti lo saranno ancora. Rimane questa, a mio avviso, la strada per una scrittura chiara, accattivante, perspicua. E su questa strada spesso si fa fatica, si suda, si cerca la forma più rispondente e attagliata alla propria intenzione. Insomma, è un cammino in salita. Ma saper scrivere con uno stile proprio è una conquista. Non bisogna scrivere come gli altri, ma dopo aver letto gli altri scegliere la scrittura che meglio risponde al proprio immaginario. Questo è uno dei grandi obiettivi dei laboratori. La scrittura si insegna chiedendo di scrivere dello stesso tema, anche cinque-sei volte all’anno. È un errore proporre temi differenti. L’allievo deve poter scrivere dello stesso argomento, con la guida del docente, finché non trova la misura esatta della propria scrittura. Cambiare ogni volta è una pratica dispersiva che non conduce all’obiettivo».