Castello di Oria, Zullo e Caroli (FdI): “Tutelare proprietà di chi ha acquistato e recuperato il bene”
Il capogruppo regionale e il consigliere regionale brindisino di Fratelli d’Italia, Ignazio Zullo e Luigi Caroli, spiegano perché il partito ha votato contro la mozione presentata dai consiglieri regionali Pagliaro e Bruno
“Nessuno mette in dubbio l’enorme e importante patrimonio storico-artistico-culturale-paesaggistico e turistico del Castello di Oria e tutto quello che lo circonda. Lo diciamo in premessa per spiegare il nostro voto contro la mozione dei colleghi Pagliaro e Bruno che chiede l’avvio del procedimento dichiarazione di Interesse eccezionale.
“Abbiamo votato contro perché qualcuno dimentica che, 15 anni fa, il Castello di Oria fu messo in vendita e né il Comune di Oria né la Regione Puglia mostrarono interesse all’acquisto. Il privato ha acquistato e recuperato con lavori di grande prestigio investendo 20 milioni di euro, chiaramente per poter utilizzare anche economicamente il bene, cercando di coniugare i due interessi: quello privato e quello pubblico. Un’impresa non facile perché mantenere e manutenere una struttura del genere non è semplice, visti i costi altissimi. Il Consiglio oggi avrebbe dovuto mettere in campo un’azione affinché questa struttura non rimanga chiusa, cercando appunto una sintesi fra interesse pubblico e interesse privato. Invece, si seguita a creare zizzania e, allo stesso contempo, creare quel disamore rispetto all’investimento del privato.
“Peraltro l’articolo 10 del Codice dei beni culturali prevede che: ‘Sono beni culturali le cose immobili e mobili appartenenti allo Stato, alle Regioni, agli altri Enti pubblici territoriali, nonché ad ogni altro Ente ed istituto pubblico e a persone giuridiche private senza fine di lucro, ivi compresi gli Enti ecclesiastici’. Il Castello di Oria non è un bene che appartiene a questa categoria di soggetti. È un bene che appartiene a un privato.
“A questo punto il vero problema è: qual è la concezione che abbiamo noi della proprietà privata? Che si possa ESPROPRIARE? Noi siamo convinti che con i soggetti si dialoga, non ci vogliono atti di forza.”