E’ tempo di unire e di riunire
Riceviamo e pubblichiamo una nota Progressisti per Brindisi
È tempo di unire e di riunire; e quello che è accaduto con l’elezione del Presidente della Repubblica lo dimostra e impone a tutti una riflessione sulla crisi della politica.
Crediamo che sia questo il maggiore impegno di chi ha a cuore l’esistenza di una forza progressista o come si dice di un campo ampio di centro sinistra.
Ne ha bisogno la sinistra diffusa e il Pd, ne ha bisogno l’Italia.
Sentiamo , come tanti che hanno una storia politica di militanza a sinistra, la mancanza di un partito, nuovo e moderno, dove potersi confrontare e lavorare “assieme”.
Non un partito virtuale che vive solo sui social ma lontano dalla gente e dai suoi problemi.
La pandemia, la nuova situazione politica e la fase aperta prima da Zingaretti e adesso da Letta per rivitalizzare e rilanciare la funzione nazionale del Pd, impone oggi a tutti atti di responsabilità, un vero salto in avanti.
Ci vogliono scelte straordinarie, coraggiose e nuove .
C’è un paese da unire e un rapporto con il popolo e con il mondo del lavoro da recuperare anche per sconfiggere il vuoto del populismo, paradigma culturale della destra.
Il rapporto tra Pd, 5 stelle e Leu consolidatosi nel e con il governo Conte e adesso a sostegno del governo Draghi, la scelta di Renzi e della sua Italia Viva in una collocazione centrista che ammicca alla destra, è l’occasione per fare chiarezza; quella chiarezza di cui il paese ha tanto bisogno anche per recuperare al voto una parte di quel 50% che non vota più per una generale sfiducia nei confronti dei partiti e delle istituzioni.
A tutti coloro che hanno teorizzato che sinistra e destra erano concetti superati è stata data una lezione di realtà.
La destra esiste e in Italia si è manifestata e si manifesta in una forma aggressiva e regressiva come mai conosciuta nella nostra storia.
Lo avrebbe dovuto capire tutta la sinistra senza permettere che gran parte di essa si facesse irretire da politiche liberiste, o peggio ancora, dall’opportunismo interessato della gestione del governo e del potere.
Mentre una parte minoritaria di essa polemizzava sterilmente per queste scelte politiche.
Questa lacerazione ha dato la stura ad un progressivo allontanamento dalla realtà e da un popolo che chiedeva protezione e riferimenti certi.
C’è stato e c’è ancora a sinistra un governismo senz’ anima, così come esiste anche il parassitismo della testimonianza che misura la propria identità sui centimetri di distanza dalla forza più grande, modellando la propria funzione quasi sempre in chiave elettoralistica. Questi anni ci hanno cambiato, ci hanno portato a fare i conti con tornanti della storia che nessuno aveva calcolato.
Spetta certamente al Pd, e non solo ad esso, dare un segnale forte in questa direzione. Da Roma e dai territori dovrebbero partire iniziative tese a unire e a riunire. La organizzazione delle agorà decise da Letta vanno certamente in questa direzione. Ma in Puglia e a Brindisi questa organizzazione latita preferendo ancora una volta al confronto delle idee le procedure congressuali e gli schieramenti secondo un sistema di potere basato in maniera trasformistica sulla sistemazione di ceti politici. Un sistema che in Puglia Emiliano ha alimentato e che, dopo aver minato partiti e politica, sta mostrando tutti i suoi limiti e difetti.
I partiti nascono, si creano, perché rappresentano valori e bisogni. Non nascono o non hanno lunga vita se a prevalere sono ragioni di convenienze elettorali e di sopravvivenza di un ceto politico che si organizza attorno ad un capo o al potere da gestire.
Valori e bisogni, domande di cambiamento, rimangono pressanti e necessari per una sinistra nuova, attuale, dal pensiero lungo.
Tutte le forze che si richiamano alla sinistra e al centro sinistra si sono rivelate in questi anni inadeguate.
Pd, Liberi e uguali, Art1, Sinistra italiana, rischiano di essere, anche quando stanno assieme nel governo, solo espressione di un ceto politico chiuso in se stesso e percepito come distante e impegnato solo per autoconservarsi in manovre politiche ed elettorali, mentre il Covid aumenta la distanza sociale e le diseguaglianze.
Il rapporto con i Cinque Stelle è allora fondamentale non solo per dare al paese una prospettiva, speriamo di vero cambiamento, ma anche per ricostruire un tessuto di rapporti sociali che abbia al centro il lavoro e le questioni ambientali che la pandemia e il mutamento climatico impongono con una certa urgenza.
Impegnarsi per quello che unisce anziché misurare continuamente ciò che distingue.
Quello che c’è non basta e quello di cui c’è bisogno non c’è ancora.
La situazione richiede un salto ed un impegno a lavorare da più parti alla costruzione di quello che lo stesso Letta ha definito un partito nuovo. O più realisticamente come affermò tempo fa Gianni Cuperlo quando scrisse di “un Pd da rifare”.
Ci sono le condizioni e la necessità di avviare un lavoro comune e diffuso nei territori partendo proprio da queste affermazioni e dalla consapevolezza che queste affermazioni comportano.
Un partito è anche un’associazione di persone radicato nella società e capace di interpretare e lottare per i bisogni di una comunità
La comunicazione e’ importante, la TV e il Web sono indispensabili, ma il valore degli individui e il loro stare assieme, sentirsi comunità è insostituibile, l’apertura alla società è vitale, così come è determinante la formazione di nuovi dirigenti educati all’impegno, al lavoro politico e allo studio.
E di un partito capace di mettere assieme sensibilità e culture progressiste che si richiamino al socialismo, al solidarismo cattolico e a quei valori sempre moderni e attuali (le grandi questioni dell’uguaglianza, del lavoro, della libertà, della difesa e del futuro del pianeta e dell’umanità che lo abita), c’è bisogno e questo anche a prescindere dagli stessi contesti locali dove polemiche e punti di vista contrastanti si sono sedimentati. Questo richiede la fatica del pensare, dell’organizzare e dell’agire con coraggio e coerenza e che assieme a visione, passione e competenza fanno di un partito, alternativo alla destra e a questa nuova destra italiana, un partito utile e attrattivo.
La società italiana ha urgente bisogno di soggetti politici grandi, capaci di attraversare la crisi economica e morale del paese con un punto di vista meno appiattito sul presente.
Ed anche se oggi il PD non è ancora il soggetto politico capace di interpretare questo ruolo ma questo è il terreno su cui bisogna provare ad aprire un confronto.
Di un partito dalle idee e dalla forma nuove, serio, organizzato e popolare, privo di rancori e diretto da dirigenti consapevoli, riconosciuti, giovani e motivati c’è bisogno.