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Elio porta Enzo Jannacci al teatro “Verdi”. Con “Ci vuole orecchio” ne fa rivivere il mito

Elio porta Enzo Jannacci al teatro “Verdi”. Con “Ci vuole orecchio” ne fa rivivere il mito

L’omaggio ad Enzo Jannacci portato in scena da Elio è il tipico esempio di tributo intriso di ammirazione e studio artistico del personaggio. Per quanto personale e adeguato alle proprie corde “Ci vuole orecchio” andato in scena al Teatro “Verdi” di Brindisi martedì 6 dicembre è indubbiamente simbolo della  passione di Elio per Jannacci ed un  personale omaggio ad uno degli artisti a cui lo stesso guarda come maestro, un maestro tanto vicino alla sua storia personale, Jannacci era stato compagno di classe del padre di Elio al liceo classico “Berchet” di Milano. .
Elio divide il palco con una band di giovani musicisti che partecipano attivamente alla rappresentazione formando, come si legge nella presentazione dello spettacolo, un’insolita e bizzarra carovana sonora. La band accompagna questo scoppiettante confronto tra due saltimbanchi della musica, alle prese con un repertorio umano e musicale sconfinato e irripetibile, arricchito da scritti e pensieri di compagni di strada, reali o ideali, di “schizzo” Jannacci. Da Beppe Viola a Cesare Zavattini, da Franco Loi a Michele Serra, da Umberto Eco a Fo o a Gadda. Uno spettacolo giocoso e profondo perché “chi non ride non è una persona seria”. Agli strumenti troviamo quindi Seby Burgio al pianoforte, Matino Malacrida alla batteria, Pietro Martinelli al basso e contrabbasso, Sophia Tomelleri al sassofono e Giulio Tullio al trombone.
La scenografia, essenziale ma colorata di Lorenza Goberti si sposa perfettamente con i costumi di Elisabetta Menziani e le luci del light designer Aldo Mantovani, un tentativo riuscito di portare lo spettatore nelle atmosfere degli anni ’60 e ’70, immergere chi guarda in un altro tempo, quello di quando “i scarp del tennis” erano indossate dai barboni, mentre oggi, come ironizza Elio in uno dei monologhi inserito tra una canzone e l’altra, le scarpe da ginnastica sono diversificate e oggetto di moda.
Uno spettacolo che scivola così velocemente che nella sua ora e venti di durata si ha l’impressione che sia finito fin troppo presto e che chi assiste dalla platea resta quasi sorpreso dalla sua conclusione ed i saluti dei protagonisti al pubblico, lasciando una sensazione simile a quella vissuta da chi è in bilico su un filo sospeso tra allegria e tristezza, fra tragedia e farsa, fra gioia e malinconia.
L’Elio-Jannacci che troviamo sul palco dimostra di padroneggiare la milanesità, raffinata di cui Enzo aveva fatto la sua arma distintiva.

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