Indagine “The Wolf”, Libera contro le mafie è parte civile e invita la cittadinanza a seguire il processo. Il Coordinamento provinciale e regionale dell’associazione domani sarà di nuovo presente nell’Aula Bunker del Tribunale di Lecce e lancia un appello alla comunità
Libera si è costituita parte civile nel processo nato dall’indagine “The Wolf” per riportare l’attenzione della società civile sulle dinamiche criminali in atto e per chiedere un rinnovato impegno della cittadinanza e delle istituzioni nella promozione e nel consolidamento in maniera congiunta dei percorsi di cambiamento sociale in tutto il territorio. È un momento in cui si avverte la sensazione di una preoccupante sottovalutazione, da parte della politica e delle istituzioni locali, nel doveroso impegno della lotta contro le mafie. Si corre il rischio che il prepotere mafioso a diversi livelli interpreti alcune assenze o alcune distrazioni come segnale univoco di permeabilità del territorio salentino a facili insediamenti per vecchie e nuove organizzazioni criminali locali o di importazione.
Dal settembre 2023 la PM Ruggiero e la GIP Maria Francesca Mariano hanno ricevuto varie minacce proprio per i ruoli che ricoprono in questo procedimento contro la criminalità organizzata. Non accadeva da tempo che la mafia minacciasse apertamente e ripetutamente delle magistrate, a riprova del fatto che non ci si trova di fronte a una criminalità mafiosa silente ma ad una nuova strategia che intende, con le sue azioni, ridurre in silenzio un intero territorio.
Infati lo scorso 6 marzo davanti al Giudice per l’Udienza Preliminare Alcide Maritati e al Pubblico Ministero Carmen Ruggiero della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, nessuna delle tredici persone offese dai reati contestati si è presentata nell’Aula Bunker né si è costituita parte civile, ma non era presente nemmeno alcuna istituzione del territorio in cui il clan Lamendola-Cantanna, secondo quanto emerge dalle indagini preliminari, avrebbe portato, proprio con il metodo mafioso, paura e omertà. Si tratta di diversi Comuni della Provincia di Brindisi, in particolar modo San Vito Dei Normanni, ma il clan era presente anche nel Barese e nel Foggiano.
Il clan Lamendola-Cantanna è accusato di far parte della frangia mesagnese della SCU a cui era affiliato Carlo Cantanna, già condannato per associazione mafiosa e nonno di chi viene ritenuto dagli inquirenti il capoclan, Gianluca Lamendola. A Cantanna è stata confiscata Masseria Canali a Mesagne, oggi restituita alla collettività e sede della Coop. Soc. “Terre di Puglia – Libera Terra”.
Libera ha voluto manifestare la propria solidarietà alla Magistratura e alle forze dell’ordine per il loro continuo lavoro di indagine e di contrasto nei confronti della criminalità organizzata. In tal modo ribadisce, ancora una volta, a nome dei tanti cittadini onesti, attenti e corresponsabili, che tutti i sodalizi mafiosi della Puglia, ivi compresi quelli che operano nella Provincia di Brindisi, costituiscono un pericolo per tutta la collettività, perché con le loro azioni criminose falsano le regole della convivenza civile, ledono la libertà dei cittadini ed intaccano l’efficacia delle azioni che Libera realizza da molti anni in tutto il territorio regionale insieme a un’ampia rete della società civile. Per questo motivo Il GUP Alcide Maritati ha accolto la richiesta di Libera e l’associazione sarà presente domani alla seconda udienza preliminare.
Questo non è il momento di tacere o di delegare il contrasto alle mafie a chi si occupa dell’azione repressiva, serve che ognuno faccia la propria parte per agire collettivamente alla radice del problema. C’è bisogno di comunità coese, attente al territorio e altre. Pertanto Libera invita tutta la cittadinanza, scuole, associazioni e cooperative sociali, sindacati e parrocchie a tenere alta l’attenzione seguendo il processo, il quale permette di comprendere quanto sta accadendo nel territorio e di rilanciare l’impegno collettivo per una società più giusta e libera da mafie e corruzione.